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STORIA
Monte Rite, le vicende di una montagna


Prima di essere destinato a usi militari, il Monte Rite era conosciuto e frequentato dai pastori, che vi portavano il bestiame al pascolo. Era altresì dotato di alcune belle malghe ed era sfruttato per ricavare galena, blenda, piombo solforato, zinco ossidato, pietre per l’edilizia. Ai tempi in cui, per necessità, si curavano le malattie con erbe, decotti e infusi, la zona doveva essere ben conosciuta dagli esperti dato che ancora oggi si presenta come un sito naturalistico di prim’ordine, una sorta di esposizione di tutta la flora alpina, con i suoi terreni in parte acidi, in parte basici, esposti a tutti i versanti soleggiati e non, a diverse quote.

Pascoli, erbe e industrie estrattive, insieme alla caccia e all’uccellagione, hanno esercitato per secoli un forte richiamo su quanti hanno vissuto a fondovalle; e furono secoli di tranquillità, turbata solo ai primi anni del Novecento quando, fatta l’Italia, venti di guerra continuarono a spirare anche da queste parti; inevitabile la decisione di fortificare anche quella montagna, dalla quale si poteva dominare la valle del Boite attraverso la quale si presumeva potesse giungere il nemico, la valle di Zoldo e la conca di Pieve di Cadore.

Gli studi preliminari per la fortificazione del Monte Rite e per il suo inserimento nel sistema difensivo del Cadore risalgono al 1909 e 1910 e nonostante qualche rallentamento di carattere burocratico e ideologico i lavori poterono iniziare nel 1911. Furono lavori che portarono qualche beneficio ai residenti, chiamati a fornire legname e alloggio ma soprattutto a lavorare: si trattava di portare cemento sulle spalle o nella gerla fin sulla vetta, e a farlo erano soprattutto le donne.

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